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Awa insegna a contare. E non solo!!!
- 24/02/2017
- Pubblicato da: Tokalon
- Categoria: LIBRI MATEMATICA SCUOLA
Awa insegna a contare è un libricino per bambini edito da Il giardino di Archimede scritto da Enrico Giusti, un noto matematico e storico della matematica. Il filo conduttore è un popolo in un tempo imprecisato, che raccoglie e caccia ma ha anche capanne e sembra stanziale, ma non va oltre il confronto fra quantità: “di più”. Scherzosamente si raccontano i rischi e la confusione dovuta a questa imprecisione, e poi il lettore segue con coinvolgimento come una bambina molto sveglia, Awa, inventa un modo tutto suo per risolvere questo problema.
La storia è apparentemente molto semplice, eppure i bambini non si stancano di leggerla e rileggerla. Come ogni racconto bello, ci sono tanti pensieri ed emozioni; qui inoltre c’è anche la matematica. La questione centrale è: da dove vengono i numeri? All’inizio del suo saggio Ipotesi sulla natura degli oggetti matematici Giusti ha illustrato – in un altro racconto su un certo cacciatore – che verosimilmente i numeri da uno in poi sono nati dall’azione di contare, anche se non avremo mai modo di verificarlo! Qui si ispira anche ad alcuni casi antichi e moderni sulle numerazioni orali (di cui da degli esempi semplici e indovinati in fondo al libretto). Ma non vi vogliamo raccontare tutto. Nella lavagna qui sotto trovate le idee matematiche che gli studenti di Scienze della Formazione Primaria di Roma Tre hanno scovato in questo libro qualche settimana fa.
Da dove vengono i nomi dei numeri, e che rapporto ha il contare con il corpo? Cinque sono le dita di una mano, in qualsiasi contesto venga usato ci si aiuta spesso anche con la gestualità: basti pensare, ad esempio, ad un amico che ci chiede da lontano che ore sono e noi, sempre da lontano, apriamo la mano per mostrare che sono le cinque! Le due mani potrebbe sembrarci già troppo, potremmo credere che esse sono tutto; ma poi la mente sfonda ogni barriera, il susseguirsi dei numeri allarga l’orizzonte della vita concreta:
Questa storia così piena di parole appare una provocazione dell’autore a questa abitudine scolastica, dura a morire, di far sedere i bambini a 6 anni subito a scrivere cifre; nel nostro blog abbiamo parlato della centralità del contare. La storia riporta adulti e bambini all’attenzione che facciamo al conteggio e al risultato di esso; fin da subito il bambino percepisce che è in agguato l’errore! Se un bambino pronuncia, nella sua evoluzione linguistica, una parola in maniera non corretta o con una parola tutta sua (ad esempio bibì per macchina), solitamente non ci facciamo troppo caso, correggiamo sì, ma semplicemente continuando nel tempo ad indicare l’oggetto in questione con il nome effettivo, a volte invece stiamo al gioco dei piccoli e chiamiamo anche noi quell’oggetto con la parola inventata dal bambino. Con i numeri succede il contrario. Quanti anni hai? Due. Se sono tre, ad esempio, ci affrettiamo a correggere “Nooo, tre…”. Quante zampe ha il cane? E così via.
Questo libro allegro e profondo, meravigliosamente illustrato, dà spunto per esercizi matematici, come quelli della scheda che ha inventato Emanuela Spagnoletti Zeuli. I bambini si applicano sentendosi complici della bambina africana: tocca loro il cuore l’iniziale resistenza dei grandi alle idee innovative di Awa, anche loro sentono in sé il potere di inventare cose nuove, e contribuire così al nostro mondo.
Buona matematica a tutti!